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Immagine del redattoreO.P.E.C. Financial

TESI GABANELLI: ASSENZA DI RISPOSTE

Aggiornamento: 15 giu 2020

È divertente osservare come reagiscono i monopolisti quando qualcuno, anche autorevole come il Corriere della Sera, si permette di sollevare il velo da pratiche poco chiare.


Il motto è sempre lo stesso: “non disturbare il manovratore”.


Il vero manovratore spesso non si muove e fa intervenire figure di secondo piano appiattite su posizioni preconcette e talvolta macroscopicamente false.

È vero che i rapporti di forza sull’effettiva rappresentanza delle Organizzazioni si misura con i numeri ma, proprio per effetto della forza schiacciante del monopolio, alcune Associazioni vivono sul consolidamento di un potere che certamente nasconde logiche di dubbia interpretazione. Tuttavia, conserviamo intatta la rappresentanza del nostro cervello che liberamente predilige difendere i principi, le buone prassi e gli interessi prevalenti dei risparmiatori, soprattutto quando sono tutelati dalla legge. Quest’ultima, come abbiamo detto, è spesso violata o non applicata proprio per quella posizione dominante che influenza, è inevitabile, anche gli organismi di controllo.


Vorrei fare un cenno anche agli “espertoni” che snocciolano i dettami normativi come se li avessero creati nei loro scranni dorati dopo mesi di faticosi pensamenti. Ebbene, rassicuro anche costoro che sappiamo leggere anche noi di “dubbia rappresentanza”, e che comunque ringraziamo per il lodevole contributo. Infatti, abbiamo letto le norme e le conosciamo, ovviamente non bene come voi che siete i vati custodi della verità, ma sappiamo riconoscere ciò che si può fare e ciò che non si può fare. Sappiamo anche far di conto e siamo quindi in grado di calcolare quanto costa al risparmiatore la consulenza delle Reti e delle Banche e in che data avrebbero dovuto essere applicate le disposizioni di legge. Siamo riusciti perfino a capire, anche se sembrerà strano a qualcuno, quali sono gli evidenti limiti qualitativi delle prassi in uso presso gli Intermediari, cui i Consulenti abilitati all’offerta fuori sede debbono soggiacere (ubi maior minor cessat!).

Anche a me non appassiona la polemica, quindi passo rapidamente ai contenuti.

Dall’articolo della Gabanelli su Dataroom del Corriere della Sera che a mio parere, pur con qualche veniale imprecisione, ha centrato in pieno la realtà del settore degli investimenti e del risparmio, emergevano alcune chiare domande. Domande che sono rimaste senza risposta perché si è preferito argomentare di temi burocratici auto referenziando le virtù di un settore che ama follemente i clienti e che opera nel loro esclusivo interesse trascurando i propri.

E bé se qualcuno ci crede…


Noi, dal nostro “angusto recinto”, non ci crediamo. Ma non perché siamo diffidenti, ma proprio perché sappiamo che non è vero.

Leggendo l’ultimo articolo di Anasf, abbiamo scoperto che le Banche, nella loro attività di sportello, operano in conflitto d’interessi, mentre le Reti, con i suoi Consulenti abilitati eccetera eccetera agiscono nell’interesse dei clienti e costruiscono per loro “portafogli ampiamenti diversificati e robusti” e non “costruiti secondo logiche esclusivamente commerciali” come fanno le Banche e le Poste” (!!!???!!!).

Naturalmente, è giusto parlare anche dell’attività di consulenza finanziaria allo sportello, dove circa 200.000 addetti (al lordo dei recenti tagli) danno consigli senza avere la dovuta formazione professionale, spesso senza conoscere le elementari regole, di diversificazione e frazionamento del rischio. Sono prassi che lasciano qualche dubbio - forse giustificato - sulle attenzioni degli Organismi di vigilanza, anche se i rischi per i clienti, e qui concordo con il Presidente di Anasf, sono molto elevati, come dimostrato dagli infausti e recenti fatti di cronaca.

Ho letto con attenzione tutto l’articolo del Presidente di Anasf e, a parte piccoli errori grammaticali, non ho trovato niente di nuovo né (mi raccomando, con l’accento!) d’interessante.

Non ho trovato risposta ai quesiti della Gabanelli né alle mie umili considerazioni. A tal riguardo, vorrei essere tranquillizzante perché nel nostro “angusto recinto” c’è la luce sia quella solare ovviamente sia quella artificiale (riusciamo ancora a pagare le bollette anche se non abbiamo migliaia di iscritti!) e quindi siamo in grado di vedere le cose con chiarezza. E mi dispiace per Anasf, ma noi vediamo le stesse cose che ha visto il Corriere della Sera.

Tuttavia, mi corre l’obbligo di fare un paio annotazioni positive sul menzionato articolo di Anasf: la presa di distanza dalle Banche tradizionali, anche se sono quasi sempre le capogruppo delle Reti di Consulenza finanziaria e la difesa degli ex Promotori (era l’ora!).

Concludo, ribadendo un principio sancito dalla MIFID II e applicato nei paesi finanziariamente più evoluti (l’Italia è al 16° posto in Europa in tema di educazione finanziaria): il Consulente Finanziario Autonomo è l’unica figura che opera nell’interesse del cliente senza conflitto d’interessi e per la comprensione del suo lavoro non servono giri di parole e lodi auto referenziali, basta leggere le disposizioni di legge che lo riguardano.

Ci sarebbe poi da affrontare il tema delle competenze professionali, ma ormai è tardi e devo spegnere la luce in questo mio “angusto recinto” che, credetemi sulla parola, è provvisto anche di porte.

Tullio Dodero

(Segretario Generale)

O.P.E.C. FINANCIAL Organizzazione Professionale di livello Europeo dei Consulenti

Finanziari


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